martedì 5 giugno 2012

SUL PICCHIARE LE DONNE


Picchiare le donne 

La miserevole condizione delle donne prima dell’Islam  Il primo capitolo che Allamah Nawawi ha incluso è il “Capitolo di consigli relativi alle donne” intendendo quei consigli dati dal santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) riguardo ai diritti delle donne. La ragione per cui questo tema è stato posto nel primo capitolo del libro è legata al fatto che le più grandi mancanze e negligenze vengono commesse nell’ambito dei diritti delle donne. Durante l’epoca dell’Ignoranza, prima dell’avvento del santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam), le donne erano trattate come bestiame, considerate prive di umanità, private di ogni diritto di qualsiasi tipo. In quel periodo di oscurità, le persone non riconoscevano alcun diritto alle donne, le quali venivano trattate nelle case in un modo non migliore di quello riservato ad animali domestici quali capre e pecore: ma le condizioni cambiarono totalmente dopo l’avvento dell’Islam e sotto i sacri insegnamenti del santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam).

Senza islam c'era questo problema,
con l'islam ci fu la soluzione a questo problema,
e l'islam non fu come crede certa gente il problema di ciò,
aggiungo anche a questa cosa e anche a molte altre.
Luca Muhammad



A quel tempo il mondo era inconsapevole della guida divina. Fu il santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) che per la prima volta svegliò il mondo sui diritti dovuti alle donne, in base ai quali le donne devono essere trattate con gentilezza.

Come primo riferimento Allamah Nawawi (rahimahullah) ha citato un versetto del santo Qur’an che è molto esplicativo su questo aspetto:

وَعَاشِرُوهُنَّ بِالْمَعْرُوفِ

“Comportatevi verso di loro convenientemente”. (4.19)

Allah (SubhanaHu wa Ta`ala) l’Onnipotente si è rivolto a tutti i musulmani comandando loro di comportarsi e unirsi con le donne con gentilezza, di stare con loro nella vita con buone intenzioni e simpatia e senza mai creare loro disturbo. Questa è una indicazione generale. Questo versetto è stato scelto qui, come lo è stato nel volume di Nawawi, come inizio e testo di questo capitolo. Il santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) ha spiegato questo versetto con le sue parole e la sua pratica. Egli ha dato tale importanza alla necessità di mostrare un buon comportamento verso le donne, che in una Tradizione si riporta di aver detto:

خياركم خياركم لنسائهم و انا خياركم لنسائي

“I migliori tra voi sono quelli che si comportano meglio con le loro donne e io sono il migliore tra voi nel comportarmi bene con le mie donne”.

(Tirmidhi, Capitolo sui diritti delle donne sul proprio marito, Tradizione n. 1172) .

Il santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) attribuì così tanta importanza alla tutela dei diritti delle donne e al garantire un buon comportamento con loro, da aver spiegato tale questione in molte Tradizioni. Il primo hadith su questo argomento è quello narrato da Hadrat Abu Hurairah (radiyallahu `anhu), in cui si riporta che il santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) abbia detto: 

استوصوا بالنساء خيرا

“Vi consiglio di essere buoni con le donne”

LUCA MUHAMMAD



LUCA MUHAMMAD Punizione fisica della moglie   Se anche il secondo passo del tentativo di riforma fallisce sarà allora necessario ricorrere al terzo, che consiste nel dare alla moglie una qualche punizione fisica; ma quale tipo di punizione fisica e in quale misura? Il santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) ha risposto a queste domande nel sermone tenuto in occasione del suo hajj dell’addio, nel quale disse: “picchiatele molto leggermente così da non recare loro danno”. Per riassumere, è necessario sforzarsi di risolvere le questioni senza l’espediente di tale punizione. Se questa risulta inevitabile, è permessa solo alla condizione che sia molto lieve, con l’intenzione solo di rafforzare la disciplina e non di infliggere dolore e lesioni. Non è lecito picchiare la propria moglie in un modo tale che restino dei segni sul suo corpo (segue un hadith su questo tema). La Sunnah (pratica) del Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam)  E’ Sunnah (pratica) del santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam) che gli uomini non alzino le mani sulle donne (per picchiarle). Il permesso di punizioni fisiche è limitato solo a situazioni straordinarie ed inevitabili. Infatti picchiare le donne non è la Sunnah del santo Profeta (sallallahu `alayhi wa sallam); la sua Sunnah è quella che ha narrato Hadrat `A’ysha (radiyallahu `anha).ALLAH NE SA DI PIU'


"Quando il Compagno Ibn ‘Abbâs (radiAllahu ‘anhu) fu interrogato sul senso di "battere", rispose: "bi-s-siwâki wa-n-nahwih" ("Con il siwâk (bastoncino cura-denti della grandezza di una matita) e ciò che è dello stesso genere").

ALLAH NE SA DI PIU'
Per una corretta interpretazione di tale versetto dobbiamo prima di tutto tener conto che il senso di un versetto non va isolato dal senso globale di tutto il messaggio coranico.
L’ interpretazione del Corano infatti è legata alla sua coerenza interna, e ci sono un certo numero di regole esegetiche da rispettare. Una di questa è lo studio dei testi, Corano e Sunna – nella loro globalità, che i sapienti hanno chiamato As-shumulya. Il Corano si spiega innanzitutto nel confronto con se stesso preso come un tutto organico, poi guardando all’interpretazione che ne ha dato la Tradizione autentica, la Sunnah assahiha, un altro criterio che viene usato nelle scuole di esegesi in tutto il mondo islamico è la conoscenza delle circostanza della rivelazione dello stesso, o assbab annuzul. (oltre a questi criteri ce ne sono altri…)

DOMANDA: I detrattori dell'Islâm si riferiscono spesso, per attaccare il Sublime Corano, ad un passaggio del versetto 34 della Sûrah an-Nisâ' (Le Donne), che dice:



...Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande (Corano IV. An-Nisâ', 34)



Potrebbe chiarirci il senso e la portata reale di questo passaggio coranico?





RISPOSTA:



La prima cosa sulla quale vorrei insistere, è che il Libro di Allah non dice in nessun caso ai credenti di abbandonare il letto coniugale quando ne hanno voglia, né di picchiare le loro mogli quando ne hanno voglia. Affermare il contrario è una calunnia sul Libro di Allah.



Il Corano ci dice chiaramente a proposito dell'attitudine da adottare nei confronti delle spose:



...Comportatevi verso di loro convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, può darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene (Corano IV. An-Nisâ', 19)



Il Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam) disse d'altra parte: "Che un credente non abbia dell'avversione per una credente; se detesta in lei un comportamento, che sia soddisfatto di un altro comportamento"



Il Sublime Corano, evocando i legami intimi tra gli sposi, dice ancora:



...esse sono una veste per voi e voi siete una veste per loro... (Corano II. Al-Baqara, 187)



Il Profeta (sallAllahu 'alayhi waSallam) d'altronde confermò le parole del Compagno Salmân al-Farsî (radiAllahu 'anhu) che aveva detto ad Abu ad-Dardâ (radiAllahu 'anhu): "Sappi che Allah ha dei diritti su di te, che il tuo "nafs" (la tua persona) ha dei diritti su di te e che la tua sposa ha dei diritti su di te; allora dà a ciascuno di essi il suo diritto" (gli aveva detto ciò quando, col pretesto di avvicinarsi al suo Signore, Abu ad-Dardâ' (radiAllahu 'anhu) aveva trascurato la parte di sua moglie, al punto tale che essa se ne era lamentata dicendo che egli non aveva più desiderio per i beni di questa vita – hadîth riportato da Bukhârî e altri)



Tale è il tenore dei Testi Sacri dell'Islâm riguardo il comportamento abituale che dovrebbe avere il maritomusulmano nei confronti della sua sposa e viceversa.

A dire il vero, così come l'Islâm responsabilizza l'uomo, responsabilizza anche la donna, essendo noto che entrambi si troveranno in presenza di Allah (subhanaHu waTa'ala) nel Giorno del Giudizio e che entrambi dovranno rendere conto dei loro comportamenti. Perciò, così come l'uomo deve rispettare i diritti che la sua sposa ha su di lui, anche la sua sposa deve osservare i diritti che il marito ha su di lei. Allah (subhanaHu waTa'ala) dice in effetti:



...Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini... (Corano II. Al-Baqara, 228)



Così, né l'uomo né la donna sono autorizzati a venire meno ai diritti del loro congiunto. Tale è la regola generale dell'Islâm. E, a questo titolo, l'uomo non ha affatto il diritto di alzare le mani su sua moglie, perché ciò è contrario al comportamento conveniente citato nel Corano.



Ma, se la moglie si dimostra "Nâshizah" (ribelle) nei confronti del marito, che cosa può fare quest'ultimo, dato che anche lui ha degli obblighi e che ciascuno sarà giudicato secondo le proprie azioni, e non secondo le azioni altrui?... Allah (subhanaHu waTa'ala) dice nel Sublime Corano:



...Aiutatevi l'un l'altro in carità e pietà e non sostenetevi nel peccato e nella trasgressione... (Corano V. Al-Mâ'ida, 2)



E il Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam) disse – se l'hadîth è autentico (comunque il principio è valido) - : "Che uno di voi non sia uno che segue (la gente), dicendo: "Sono come gli altri. Se fanno il bene, lo faccio e se fanno il male, lo faccio". Ma siate indipendenti facendo del bene quando gli altri lo fanno ed evitando il male se essi commettono il male" (riportato da Tirmidhi che l'ha accettato)



Cosa può dunque fare il marito in questo caso? Venire meno ai suoi doveri?



Nel versetto 34 della Sûrah 4, Allah (SubhanaHu waTa'ala) esprime chiaramente che il marito non è affatto dispensato dai suoi doveri, che ha sempre un mezzo per correggere questa situazione, ricorrendo alla "maw'idha" (l'esortazione), ma che non ha il diritto né di abbandonare il letto coniugale, né di alzare nemmeno un dito (per picchiare). Il versetto in questione dice infatti:



...Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione



Poi, se l'esortazione non dà frutti e la sposa continua ad intestardirsi, allora Allah (Gloria a Lui, l'Altissimo) autorizza lo sposo a venire meno ad uno dei suoi doveri, non condividendo il letto coniugale con lei. Il versetto dice:



lasciatele sole nei loro letti



e ciò, come hanno ben compreso i sapienti, dormendo nella stessa camera e non altrove, perché, finché gli sposi sono insieme, le cose potrebbero sistemarsi.

Allah (subhanaHu waTa'ala) dice a proposito della 'iddah (periodo di attesa) del talâq (divorzio) che non bisogna mai cacciare la sposa durante questo periodo dal suo domicilio, per la ragione da Lui Stesso data:



…Tu non sai: forse in questo periodo Allah farà succedere qualcosa (Corano LXV. At-Talâq, 1)



Il Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam), così come riferisce la Sunnah, aveva già fatto ricorso a questa seconda fase, e ciò per un mese, finché i versetti della Sûrah "Al-Ahzâb" rivolti alle sue spose furono rivelati: essi proponevano loro di scegliere se restare con il Profeta Muhammad (sallAllau 'alayhi waSallam), correggendo conseguentemente il loro comportamento, oppure optare per il divorzio (per maggiori dettagli su questo episodio rimandiamo al Tafsîr della Sûrah "Al-Ahzâb" (n° XXXIII), versetti 29-29, e al Tafsîr della Sûrah "At-Tahrîm" (n° LXVI)).



Poi, se – malgrado tutto ciò – questa fase non conduce ad alcuna soluzione, ciò significa che siamo dinanzi ad una situazione molto delicata... In effetti, la rottura ("shiqâq") non è lontana ed è la donna ad esserne la causa, in questo caso. Cosa fare allora?

Il versetto prosegue:



battetele



Che cosa significa questo testo? Incita a picchiare la sposa o lo consiglia, dato che si tratta di una forma imperativa?... Ebbene, esso non è stato inteso così, e ciò a partire dal contesto stesso nel quale questo passaggio è stato rivelato, dallo stile coranico e dagli ahadîth profetici che trattano l'argomento.



In effetti, il grande Imâm Tâbi'i (della generazione che seguì quella dei Compagni del Profeta – sallAllahu 'alayhi waSallam) 'Atâ (rahimahullah), in grande stima tra i sapienti e famoso interprete del Corano, affermò: "Che egli non la picchi, anche se le dia un ordine e lei non gli ubbidisca"



L'Imâm Ibn Al-'Arabî (rahimahullah), grande giudice Malikita, replicò commentando: "Ciò proviene dalla comprensione estremamente profonda di 'Atâ'!". Poi, argomentò così come spiegherò in dettaglio più avanti.



L'Imâm Shafi'i (rahimahullah) disse chiaramente nel "Kitâb Al Umm" (il suo dire è stato ripreso da Fakhr ar-Râzi (rahimahullah) nella sua esegesi, il celebre "Tafsîr Kabîr"): "Il fatto di picchiare è, in questo caso estremo, autorizzato, ma il fatto di non toccarla è la soluzione migliore"



E malgrado le mie numerose letture, non ho trovato alcun sapiente avente un peso presso gli ulamâ' musulmani che inciti a battere la propria moglie anche in questo caso estremo.



Al contrario, ho letto nel "Rûh Al-Ma'âni" di ...
utente anonimo
#29  12 Marzo 2010 - 08:34

di Al-Âlûssi (rahimahullah) e nel "Ahkâmu-l-Qur'ân" di as-Sâbûni (rahimahullah) l'accordo tra i sapienti sul fatto che non picchiare in questo caso sia la soluzione migliore e il migliore esempio.



In effetti, il Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam) disse: "Il migliore di voi è il migliore nei confronti delle sue spose".



In un altro hadîth, disse chiaramente (sallAllahu 'alayhi waSallam), riguardo al fatto di picchiare la propria sposa in questo caso estremo: "I migliori di voi non picchieranno".



E in un altro hadîth è riportato che, quando dei mariti picchiarono le loro spose in questo stesso caso estremo, ed esse andarono a lamentarsi dalle spose del Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam), questi tenne un sermone durante il quale evocò il fatto che numerose donne si erano venute a lamentare dei loro mariti... Disse allora (sallAllahu 'alayhi waSallam): "Quelli (quei mariti) non sono i migliori di voi" (hadîth autentico riportato da Shâfi'i, Ibn Mâjah e Ibn Hibbân (se ben ricordo) e altri).



Forse che ciò contraddica il passaggio del Corano in questione? Se si ha una buona padronanza dello stile coranico, si comprenderà molto bene che non vi è alcuna contraddizione. In effetti, ci si trovava già in una fase in cui il semplice fatto di alzare anche solo un dito costituiva un peccato in sé. E siamo passati dal divieto al verbo impiegato alla forma imperativa, che è "idribûhunna – battetele". Questo utilizzo (della forma verbale) è noto in arabo sotto la denominazione "Al-Amru ba'da-n-nahy" (l'ordine che segue il divieto). Che cosa significa questo genere di impiego (del verbo)?



Citerò due esempi nel Sublime Corano che permettono chiaramente di comprendere la regola così come lo stile impiegato.



Il primo riguarda il fatto di cacciare durante il Pellegrinaggio. Il versetto dice chiaramente:



O voi che credete! Non uccidete la selvaggina se siete in stato di consacrazione (Corano V. Al-Mâ'ida, 95)



Dopo questo divieto, un versetto rivelato più tardi dice:



Dopo che vi sarete desacralizzati, cacciate! (Corano V. Al-Mâ'ida, 2)



Ci troviamo qui in una situazione simile: eravamo in uno stato di divieto. E una volta terminato questo stato, il verbo "istâdû – cacciate" viene impiegato alla forma imperativa. Dovremmo dedurne che si tratti di un ordine o di una raccomandazione e, conseguentemente, appena finito il Pellegrinaggio, dovremmo partire tutti per la caccia?!!



In ogni caso, nessuno dei sapienti musulmani l'ha compreso in questi termini! D'altronde, nemmeno alcun arabofono lo capirà così. Tutto ciò che si può dedurre da ciò è che durante l'ihrâm (lo stato di sacralizzazione) la caccia è vietata, e alla fine di questo stato non lo è più, ossia: nel caso in cui si vada a caccia dopo la fine dell'ihrâm, non si commette più peccato.



Un secondo esempio è dato nella Sûrah "Al-Jumu'a" riguardo alla preghiera del venerdì. Il versetto dice:



... quando viene fatto l'annuncio per l'orazione del Venerdì, accorrete al ricordo di Allah e lasciate ogni traffico... (Corano LXII. Al-Jumu'a, 9)



Ciò significa che durante questo periodo il musulmano è obbligato a non compiere alcun commercio e a rispondere all'appello alla preghiera. Poi, abbiamo il versetto seguente:



Quando poi l'orazione è conclusa, spargetevi sulla terra in cerca della grazia di Allah (Corano LXII. Al-Jumu'a, 10) (con l'espressione "la grazia di Allah" si intende qui la ricerca dei beni materiali necessari alla sussistenza umana)



Cosa bisogna capire allora dall'espressione "intashirû fi-l-ard –spargetevi sulla terra"? E' forse un ordine o una raccomandazione? E colui che volesse rimanere in moschea ad invocare il suo Signore dopo la preghiera del Venerdì commetterebbe forse un peccato o qualcosa di sconsigliato?! Assolutamente no! Invece ci troviamo di nuovo in una situazione in cui una cosa era proibita per un periodo (il momento della preghiera), poi il verbo alla forma imperativa spiega che questo divieto è rimosso (dopo la fine della preghiera). Niente di più.



Lo stesso possiamo dire riguardo al versetto che trattiamo qui, a proposito dell'imperativo "idribûhunna – battetele". Se noi lo analizziamo nel contesto, una volta di più, ci accorgiamo che si tratta di un imperativo che è stato utilizzato dopo tutta una serie di divieti. Ma c'è qualcosa di ancora più importante ancora... Subito dopo questo verbo alla forma imperativa, Allah (subhanaHu waTa'ala) dice:



Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande



Che cosa significano le parole "Allah è altissimo, grande" che vengono dopo "non fate più nulla contro di esse"?



Ciò significa che, se voi usate la vostra forza trasgredendo i limiti e picchiate quando non sussista più la ragione per la quale il fatto di picchiare era stato autorizzato, sappiate che, così come voi siete più forti fisicamente di vostra moglie, Allah (subhanaHu waTa'ala) è ben più Grande di voi... Ciò che voi potete fare alla vostra sposa, Allah (subhanaHu waTa'ala) può farvelo molto di più; e Allah è "Aliy – Alto": ciò vi ricorda che voi dovreste elevarvi contro questo genere di comportamento. Dunque, riassumendo, si tratta qui di un momento in cui "l'immunità" della donna (se possiamo esprimerci così) è momentaneamente sospesa, senza tuttavia che il fatto di batterla sia né consigliato né raccomandato. Al contrario, il migliore esempio rimane quello del Profeta Muhammad (sallAllahu 'alayhi waSallam), come abbiamo citato prima.



Ora, in cosa consiste questa "sospensione dell'immunità" e che cosa significa "battere, picchiare" qui? E' un gesto che, senza alcun dubbio, ha una conseguenza importante sulla psicologia della donna o si tratta di un atto veramente fisico? Qual è veramente il suo limite?



E' in questo contesto che bisogna leggere i pareri dei giuristi (fuqahâ) sulla questione. Quando il Compagno Ibn 'Abbâs (radiAllahu 'anhu) fu interrogato sul senso di "battere", rispose: "bi-s-siwâki wa-n-nahwih" ("Con il siwâk (bastoncino cura-denti della grandezza di una matita) e ciò che è dello stesso genere").


La risposta di Ibn 'Abbbâs (radiAllahu 'anhu) consiste nello spiegare ciò che significa "battere" nel contesto: è chiaro che non si tratta di fare male fisicamente. In effetti, ciò che è autorizzato dal versetto, è l'impatto stesso del gesto e non la forza di quest'ultimo.


E' per questo che i sapienti dicono che, se il colpo lasci la minima traccia, si impone il taglione. E non è certamente il colpetto con una matita che rischi di lasciare una qualsiasi traccia, se non una traccia piuttosto morale. E malgrado tutto, ciò è lontano dall'essere consigliato; tutto al contrario, come abbiamo visto...


Ecco spiegati i testi relativi all'argomento. Ho impiegato del tempo a dettagliare la questione, vista tutta la confusione sparsa a destra e a sinistra sull'argomento.

Wa Allahu A'lam



E Dio è il Più Sapiente!
Uno dei versetti che tutti conoscono e che spesso viene citato da chi ha interesse a mostrare un islam maschilista e violento è quello che riguarda il picchiare le donne, interpretato ora come un permesso, un consiglio, o addirittura un ordine:
"Le donne virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è Altissimo, grande." (Corano IV,34)
« Nushuz », tradotto spesso con insubordinazione, è interpretata da alcuni sapienti come una situazione di adulterio, in ogni caso traduce situazioni di conflitto grave tra i coniugi.
Esso è stato usato da alcuni individui, all’interno delle comunità di origine musulmana, per giustificare l’esercizio della violenza nei confronti delle proprie mogli, ma secondo la tradizione musulmana maggioritaria, il daraba dovrebbe al massimo tradursi in dei colpetti col siwak (bastoncino per pulire i denti), che non lascia segni, e quindi molto lontano dal comportamento violento di alcuni mariti musulmani e non.
"Quando il Compagno Ibn ‘Abbâs (radiAllahu ‘anhu) fu interrogato sul senso di "battere", rispose: "bi-s-siwâki wa-n-nahwih" ("Con il siwâk (bastoncino cura-denti della grandezza di una matita) e ciò che è dello stesso genere").
"In effetti, il grande Imâm Tâbi’i (della generazione che seguì quella dei Compagni del Profeta – sallAllahu ‘alayhi waSallam) ‘Atâ (rahimahullah), in grande stima tra i sapienti e famoso interprete del Corano, affermò: "Che egli non la picchi, anche se le dia un ordine e lei non gli ubbidisca" … malgrado le mie numerose letture, non ho trovato alcun sapiente avente un peso presso gli ulamâ’ musulmani che inciti a battere la propria moglie anche in questo caso estremo.
Al contrario, ho letto nel "Rûh Al-Ma’âni" di Al-Âlûssi (rahimahullah) e nel "Ahkâmu-l-Qur’ân" di as-Sâbûni (rahimahullah) l’accordo tra i sapienti sul fatto che non picchiare in questo caso sia la soluzione migliore e il migliore esempio." (Dal sito Musulmane et fière de l’être, Mouhammad Patel)
A partire dagli anni novanta poi c’è lo sviluppo all’interno dell’islam di importanti correnti riformiste e femministe, impegnate su vari fronti, tra i quali una nuova esegesi delle Fonti che tenga conto dell’inevitabile influenza patriarcale presente nell’esegesi classica antica, che ha spesso minimizzato lo spirito originario di uguaglianza e rispetto tra uomo e donna insito nel dettato coranico e nell’esempio del Profeta, pace e benedizione su di lui.
Anche per il suddetto versetto gli sforzi vanno in diverse direzioni, una di queste va nel senso di ritradurre il verbo daraba, che veniva normalmente reso con "battetele". La radice « daraba » da cui « idribûhunna » è presente nel Corano più di volte con dei significati vari e contradditori, come coprire, camminare, accompagnare, lasciare, cambiare…
"C’è chi ritiene che i testi che giustificano la soggezione della donna all’uomo devono essere intesi in senso metaforico. In generale si tende ad affermare che la traduzione non è corretta. Dáraba è una parola che ha molti significati e comunque non può essere interpretato come "date loro una bastonata…" (Controcorrente)
"Qui invece si tratta di traduzione. Bakhtiar spiega che il verbo arabo «daraba», sempre tradotto con «battere», ammette anche altre traduzioni, una di queste è «allontanarsi da». «Perché scegliere l’interpretazione "battere" quando si può intendere "allontanarsi"?», ha scritto. Omar Abu-Namous, imam della moschea (Islamic Cultural Center) di New York, ha detto che l’importante per chi traduce è la perfetta conoscenza della lingua araba classica. Siham Serry, professore di lingua araba all’Università Americana del Cairo, ha detto che avrebbe tradotto «spingerle fuori». Già, nella traduzione turca di Edip Yuksel, pubblicata a Istanbul nel 1991, egli traduceva «cacciatele via» anziché «battetele». Secondo me, il verbo «daraba» non ammette questo significato che con la preposizione ‘an, la quale qui manca.
( www.db.avvenire.it/pls/avvenire )

Il problema dell’interpretazione di tale versetto è da riallacciarsi al problema generale dell’interpretazione del testo del Corano. Bisogna evitare due posizioni estreme: il ritoccare la traduzione o il significato per rendere il Corano "accettabile" alla mentalità moderna, a costo di essere infedeli al testo; dall’altra il ritenere inutile qualsiasi approccio interpretativo. La traduzione letterale del testo è il punto di partenza di ogni cammino corretto, ma da sola non basta.
1. Per una corretta interpretazione di tale versetto dobbiamo prima di tutto tener conto che il senso di un versetto non va isolato dal senso globale di tutto il messaggio coranico.
L’ interpretazione del Corano infatti è legata alla sua coerenza interna, e ci sono un certo numero di regole esegetiche da rispettare. Una di questa è lo studio dei testi, Corano e Sunna – nella loro globalità, che i sapienti hanno chiamato As-shumulya. Il Corano si spiega innanzitutto nel confronto con se stesso preso come un tutto organico, poi guardando all’interpretazione che ne ha dato la Tradizione autentica, la Sunnah assahiha, un altro criterio che viene usato nelle scuole di esegesi in tutto il mondo islamico è la conoscenza delle circostanza della rivelazione dello stesso, o assbab annuzul. (oltre a questi criteri ce ne sono altri…)
1. Se noi esaminiamo le fonti, applicando il principio di globalità, troviamo un notevole numero di versetti del Corano e hadith, che vanno nel senso dell’affermazione della necessità di dominare la propria collera e di essere buoni con le donne e la relazione matrimoniale è descritta come ambito di intimità, amore e tenerezza.
Ecco alcuni passi del Corano contro la violenza e alcuni hadith del Profeta:
"L’uomo forte non è colui che sa battersi. L’uomo forte è colui che sa dominare la propria rabbia" .
"Se uno di voi viene preso dalla collera deve sedersi. Se la collera lo abbandona, va bene; altrimenti deve coricarsi".
"Dio ha preparato perdono e magnifica ricompensa per i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i sinceri e le sincere, i pazienti e le pazienti, gli umili e le umili, quelli e quelle che fanno l’elemosina, quelli e quelle che digiunano, i casti e le caste, quelli e quelle che ricordano molto Dio" (XXXIII,35).
I violenti e i prepotenti proprio non ci sono…. Anzi, disse il profeta, pace e benedizione su di lui:
"Invero il migliore tra voi, è quello gentile con sua moglie." (hadith)
Il Corano ci dice chiaramente a proposito dell’attitudine da adottare nei confronti delle spose:
"…Comportatevi verso di loro convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, può darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene" (Corano IV, 19)
"Che un credente non abbia dell’avversione per una credente; se detesta in lei un comportamento, che sia soddisfatto di un altro comportamento"
… « huna libassun lakum wa antum libassun lahuna » "…esse sono una veste per voi e voi siete una veste per loro" (Corano II, 187)
Perché la coppia unita da amore e misericordia, esistenza una delle ayat di Dio:
"Fa parte dei Suoi segni l’aver creato da voi, per voi , delle compagne (zawjat) affinché riposiate(sakina) presso di loro, e ha stabilito tra voi amore (wadda) e (rahma) tenerezza…" (XXX,21)
In un altro hadîth, Il profeta, pace benedizione su di lui, disse chiaramente riguardo al fatto di picchiare la propria sposa, anche nei casi estremi: "I migliori di voi non picchieranno".
utente anonimo
#31  12 Marzo 2010 - 08:39

2. Un altro elemento che ci può aiutare è quello di considerare la forma linguistica di tale versetto. Il verbo daraba appare coniugato all’imperativo, "idribûhunna ", ma è importante considerare come venga usata tale coniugazione nella lingua coranica.
Un esempio è dato nella Sûrah "Al-Jumu’a" riguardo alla preghiera del venerdì. Il versetto dice:
… quando viene fatto l’annuncio per l’orazione del Venerdì, accorrete al ricordo di Allah e lasciate ogni traffico…
Quando poi l’orazione è conclusa, spargetevi sulla terra in cerca della grazia di Allah (Corano LXII, 9-10)
"Cosa bisogna capire allora dall’espressione "intashirû fi-l-ard -spargetevi sulla terra"? E’ forse un ordine o una raccomandazione? E colui che volesse rimanere in moschea ad invocare il suo Signore dopo la preghiera del Venerdì commetterebbe forse un peccato o qualcosa di sconsigliato?! Assolutamente no! Invece ci troviamo di nuovo in una situazione in cui una cosa era proibita per un periodo (il momento della preghiera), poi il verbo alla forma imperativa spiega che questo divieto è rimosso (dopo la fine della preghiera). Niente di più."( Dal sito Musulmane et fière de l’être, Mouhammad Patel)
L’imperativo quindi in questo caso, non è né un incitamento a picchiare, né il consiglio di farlo, rappresenta semplicemente la cessazione del divieto implicito prima, con dei limiti ben stretti, chiarificati dalla Tradizione.
3. Se poi cerchiamo le cause della discesa di questo versetto, assbab annuzzul, sappiamo dalla maggioranza dei commentari esegetici, che tale versetto fu rivelato in risposta al comportamento di uomini violenti che picchiavano le loro mogli, le quali andarono dal Profeta, pace e benedizione su di lui, per lamentarsene e ottenere giustizia. Il profeta, pace e benedizione su di lui, reagendo istintivamente, diede alle donne il diritto di ricorrere alla legge del Taglione o Quisass e cioè diede loro l’autorizzazione di punire i loro mariti allo stesso modo in cui esse erano state colpite. Gli uomini protestarono violentemente contro questa decisione, giusta, ma immatura per i tempi, e fu allora che ci fu la rivelazione del versetto IV,34 che egli, pace e benedizione su di lui, annunciò dicendo « Muhammad ha deciso in un senso e Dio ha deciso altrimenti». Troviamo qui esemplificata una delle caratteristiche della rivelazione islamica, essa è graduale, non si situa sul piano dell’idealità pura, ma tende a proporre un avanzamento graduale dei costumi: Sunnatou Attadaruj. Coi sono infatti nella rivelazione principi immutabili, come l’unicità divina, le norme che riguardano la sfera del culto e i valori etici universali, altre norme invece rappresentano un passo in avanti rispetto all’esistente, intendono regolare delle situazioni date e quindi sono aperte anche su di una progressione futura.

4. Dalle cause della discesa possiamo ricavare un altro elemento. È un versetto che è rivolto a uomini dal comportamento violento, a cui il discorso normale, di evitare la violenza, di proibirla, risulterebbe puramente teorico, senza modificazioni pratiche del loro agire. Rivolto quindi a coloro che, come disse il profeta, pace e benedizione su di lui, sono i peggiori tra i musulmani:

"…tenne un sermone durante il quale evocò il fatto che numerose donne si erano venute a lamentare dei loro mariti… Disse allora: "Quelli (quei mariti) non sono i migliori di voi" (hadîth autentico riportato da Shâfi’i, Ibn Mâjah e Ibn Hibbân e altri)
Da tenere presente inoltre il contesto sociale, cioè si rivolge a uomini di una società in cui, prima della rivelazione islamica, la donna non aveva quasi nessun diritto.
Se, come abbiamo visto il senso del versetto non è certamente nella direzione di incitare alla violenza maritale, condannata dal profeta stesso con la parola e l’esempio e dal messaggio coranico generale, quale la chiave di lettura del versetto, nel Sitz im leben della rivelazione?
E oggi cosa ci impone il mutato contesto sociale, per rispettare lo spirito di giustizia e misericordia dell’islam?
Per rispondere alla prima domanda vorrei proporre una riflessione personale, di tipo psicologico, che vede nei diversi passaggi che propone il versetto, una pedagogia per allontanare la violenza, proponendo dei comportamenti sostitutivi, che allontanino la sua più cruda espressione:
" Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti…"
Depotenziare la violenza dunque, potrebbe essere la chiave di lettura del famoso versetto.
Per poter accettare tale interpretazione, bisogna certo scendere dal piedistallo ideale che ci sia costruiti nella cultura moderna, dove la dimensione tragica della vita viene rifiutata, nascosta, scissa ed accettare che la violenza sia insita nell’essere umano e quindi mai completamente eliminabile nonostante divieti e penalizzazioni:
" Il fatto è che il pensiero di Girard è tragico, come afferma anche lei, perchè non lascia scampo alle tesi consolatorie che credono possibile allontanare per sempre il male e la violenza dall’uomo. Così non è, ci dice Girard, e periodicamente, quando le differenze vengono meno a causa di processi storici e culturali, le crisi sacrificali riesplodono. Gli uomini, attraverso i riti ed anche i sacrifici, al cui centro c’era originariamente un soggetto/oggetto umano, possono solo tentare di depotenziare la violenza, non eliminarla. Rifiutarsi di accettare questo elemento tragico della vita, come fa il pensiero moderno, ottiene in realtà il contrario di quello che vorrebbe. Le utopie del ‘900, il secolo dei genocidi, confermano questa tesi… Ora, nel XXI secolo, di utopie se ne riaffacciano di nuove e più pericolose perchè dissimulate dietro il richiamo alle democrazia e all’autodeterminazione…." (Giuseppe Girimondi Greco, www.maschiselvatici.it/accadeoggi/fr _)
"Ad un certo punto del suo lavoro, Freud si accorse che la psiche non era solo governata da una pulsione (=impulso incontrollato e primordiale) al piacere, ma anche da una pulsione distruttiva, una pulsione di morte. La pulsione di vita, (l’eros), era affiancata da una pulsione di morte (thanatos); le due pulsioni sono presenti contemporaneamente in ogni uomo, in contrapposizione dialettica. I comportamenti autodistruttivi suggeriti dalla pulsione negativa erano osservabili in quei pazienti che si vedevano costretti a ripetere azioni in modo compulsivo (=costrizione a ripetere certi atti in modo ossessivo). La pulsione di morte sarebbe quindi indirizzata alla scarica totale di tutti gli impulsi vitali, un autopunizione derivante dall’impossibilità del piacere. Essa può venire tenuta dentro di sé e provocare quindi comportamenti autodistruttivi, oppure essere convogliata verso l’esterno in comportamenti violenti." (www.forma-mentis.net/Filosofia/Freud)
"Nell’individuo normale l’Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione. E fornisce, agendo sulla realtà, parziali soddisfazioni all’Es, senza violare in forma clamorosa gli imperativi e le proibizioni che provengono dal SUPER-IO. Ma se le esigenze dell’ES sono eccessive, o se il SUPER-IO è troppo debole, o troppo rigoroso e poco duttile, allora queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può, in tal caso accadere che l’ES abbia il sopravvento e travolga un SUPER-IO troppo debole, e l’IO è condotto allora a comportamenti asociali o proibiti:
il soggetto diventa un delinquente o un perverso…."
www.salus.it/psicologia/sigmund-freud.html
"Un metodo di approccio positivo e costruttivo di intervento sul comportamento problema prevede di selezionare un comportamento sostitutivo con lo stesso scopo del comportamento problema. La domanda da porsi sarà quindi: qual è il comportamento alternativo in grado di comunicare lo stesso messaggio mandato attraverso il comportamento problema? … Nel considerare una reazione comunicativa alternativa specifica è fondamentale assicurarsi che questa abbia la stessa funzione svolta dal comportamento problema. È poco probabile infatti, se non si raggiunge la stessa funzione, che si possa ottenere un risultato duraturo. Ad esempio, se il problema comportamentale della persona ha come scopo di attirare l’attenzione ma alla persona viene insegnato a chiedere una pausa, molto probabilmente il comportamento non diminuirà.
A seconda della capacità del soggetto, le reazioni comunicative alternative target possono essere verbali o non verbali… La risposta alternativa dovrebbe essere insegnata in modo sistematico..
Si consideri anche un altro aspetto dell’efficacia della risposta: il comportamento alternativo ottiene lo stesso risultato del comportamento problema, nello stesso tempo e con lo stesso grado di dipendenza dagli altri? Se il comportamento problematico ottiene una risposta immediata, è importante che anche il comportamento alternativo scelto abbia la stessa affidabilità. Se la reazione comunicativa alternativa presa in esame viene ignorata, o è difficile da sentire o da vedere all’interno del setting, non sarà in grado di rimpiazzare il comportamento problematico.

Da M. Demchak, K.W. Bossert "L’assessment dei comportamenti problema" Vannini 2004 magazine.vanninieditrice.it/magazine

Il comportamento problema, come abbiamo visto nelle cause delle discesa, è costituito dalla violenza dei mariti sulle mogli. L’intenzione del versetto non è quindi quella di rendere lecita la violenza, ma di proporre dei comportamenti alternativi che, ottenendo lo stesso risultato del comportamento problema, allontanino la violenza. …Tu non sai: forse in questo periodo Allah farà succedere qualcosa (Corano LXV. At-Talâq, 1)
Esaminiamo ora quelli che abbiamo definiti come comportamenti sostitutivi.
Il primo passaggio è costituito dall’uso della parola : "maw’idha" (l’esortazione, ammonizione).
Usare la parola per esprimere il proprio disagio, invece dei gesti violenti rappresenta una forma di sostituzione positiva, che può portare la coppia a superare il momento di impasse. La parola è forza e ponte tra la propria interiorità e quella dell’altro.
Allontanare i letti:
Il sospendere i rapporti coniugali è una comportamento che mette entrambi i coniugi in una situazione di "castità" in cui è più facile meditare sul proprio comportamento, riconsiderare il proprio rapporto e bisogno dell’altro. Impossibile pensare che sia una penitenza solo per le donne… Nella rivelazione coranica, l’astensione dai rapporti sessuali, assume talvolta il significato di preparazione all’avvicinarsi a Dio, come il digiuno, è un volgersi più radicale verso l’Altissimo… E avvicinarsi a Dio implica anche vedere l’altro in una luce più vera e misericordiosa…
E oggi?
…Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini… (Corano II. Al-Baqara, 228)
Abbiamo visto come tale versetto sia rivolto ad uomini violenti in una società in cui la donna occupava un posto molto svantaggiato. Oggi, il mutato contesto sociale, pur con alcune incongruenze presenta come acquisita la sostanziale eguaglianza tra maschile e femminile e la condanna della violenza come soluzione dei conflitti (almeno teoricamente), ci sprona verso un rafforzamento della condanna dei comportamenti maritali violenti e il loro superamento. Anche legislativamente ci sono importanti acquisizioni che ci trovano completamente d’accordo. Permane però anche oggi, il problema della violenza di genere, spaventose sono le statistiche sia all’interno del mondo occidentale che orientale, ciò che fa della violenza un problema insoluto e mai riassorbile completamente attraverso la condanna.
All’interno della comunità islamica dobbiamo lavorare (a livello teologico e poi legislativo) su due fronti: il primo è quello di una concezione dell’autorità maschile come servizio e responsabilità e non in modo autoritario. "Il termine qawwamun non è un’affermazione assoluta della superiorità e dell’autorità del maschio sulle donne una volta per sempre, è invece un ruolo all’interno della famiglia, in vista della cura della stessa che non significa minimamente dittatura o costrizione imposta da costui. Al contrario, essa deve essere basata sulla concertazione e l’uguaglianza». Prima viene l’uguaglianza, il diritto dell’essere umano in quanto tale, poi la funzione di guida da esercitarsi in spirito democratico. Come dice Fatima Naseef, il verbo che indica la supremazia maschile nel Corano, «qama (da qiwama), etimologicamente vuol dire occuparsi di qualcosa, prendersene cura». Qiwama come prendersi cura, che non è essere padroni, il padrone è Uno, sia per gli uomini, che per le donne, e quindi in modo correlato dobbiamo ridefinire al meglio il concetto di obbedienza, Tâa.
Il secondo è il privilegiare, come comportamenti per esprimere il proprio dissenso (dato che realisticamente le situazioni conflittuali esistono) la parola e l’allontanamento fisico, come ci propone Dio nel Corano, inammissibile e condannabile, come del resto ci rimanda la tradizione e tanto più oggi, quella violenza che provoca "segni" nella persona che ci sta accanto. E vogliamo ricordare come i "segni" possano essere altresì morali, che fisici, quindi no, ai maltrattamenti in genere, che feriscono l’altro nella sua dignità di persona e lasciano in essa tracce che condizionano la sua personalità e le sue possibilità di vita. I tempi dunque sono maturi affinché i musulmani si facciano promotori della condanna della violenza di genere:
"Ordinerete ai popoli la carità e dimenticherete voi stessi, voi che leggete il Libro? Non ragionate dunque ? Cercate aiuto nella pazienza e nell’adorazione, in verità essa è gravosa, ma non per gli umili che pensano che invero incontreranno il loro Signore e che invero torneranno a Lui ." (II,44-46)
ALLAH NE SA DI PIU'

Ci sono una miriade di persone manesche nei confronti delle donne e che le percuotono,o le aggrediscono brutalmente e non sono musulmane,e ci sono casi di diverso tipo,in cui quando è un musulmano ignorante o peccatore che sbaglia o fa cose brutte o sono dei musulmani molti ne parlano o ne scrivono quando invece sono gli altri non ne parlano proprio oppure ne parlano molto meno,da qui si capisce ad esempio che è una propaganda antislamica o comunque il dire dei miscredenti.

2 commenti:

  1. E meno male che in Italia potresti essere accusato di fomentare la violenza contro le donne (p.s in Italia, è reato anche solo uno schiaffo).

    Ti fa sentire masculo, eh la religione di allah? Il grande padrone maschio cosmico assiso in trono... che permette pedofilia (matrimoni con bimbe di 9 anni, sul modello di Aisha) mutilazioni sessuali (zone in Africa, eh?), sbattersi più donne (poliginia), picchiarle se osano contraddirvi o possono venire stuprate quando vi fa comodo (donna=campo, eh?)
    Vi piace questo dio così padrone, eh? Vi fa sentire legittimati a qualsiasi misoginia, alla pari di quei cristiani nel medioevo, eh? che bruciavano i Giordano Bruno e le donne, nel nome di cristo (altro simbolo fallico, vero dio/vero uomo)

    Sai cosa ti dico?

    Che Io, Donna, non solo non sono inferiore a te, anzi, ma sono molto più intelligente di un uomo, e che Margherita Hack o Rita Levi Moltacini confutano tutte le vostre barbarie culturali misogine che vogliono la donna inferiore o mucca da sgravo. è La Scienza la Vera Liberazione per le Donne, per tutti. La Scienza. La Scienza posta a fondamento della Cultura. Grazie al cielo, viviamo in Italia. E in Italia uno che stupri ("va al suo campo") o picchi una donna si fa qualche anno di galera. E non c'è allah che tenga, a salvarlo da questo. Più andrete avanti a spacciare un dio fallico, e più c'è bisogno di castrarvi in senso figurato. Nel 2013 è ora di fare pulizia di queste barbarie retrograde nate dal vostro concetto fallico di dio.

    Orgogliosa di essere una Libera Pensatrice.

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